Il Tiglio — Montemonaco Benvenuti in paradiso

Voto 16 ♥

Ho atteso giorni prima di decidermi a scrivere questo racconto, sperando che l’entusiasmo accumulato durante l’ultimo pranzo al Tiglio passasse, consentendomi di scrivere in maniera sobria e lucida. Invece l’emozione è ancora lì, presente in maniera ossessiva. Mi vedo costretto, quindi, a provare la strada inversa: scrivere per guarire dalla ubriacatura di piacere. Se facendolo, depositerò una piccola porzione di questa innocuo virus in ogni generoso lettore, me ne scuso fin da subito, ma avendovi avvertito del pericolo mi sento più libero di sfogarmi.
Il Tiglio è il ristorante che frequento con maggiore costanza e la motivazione è banalissima: mi piace da morire. Mi piace che le cene siano sempre appaganti, divertenti, sorprendenti. Mi piace che la qualità del cibo e la creatività della cucina siano una certezza. Mi piace trovare un servizio che non ha nulla da invidiare ai ristoranti più blasonati d’Italia. Mi piace che ad ogni visita ci siano sempre le stesse attenzioni, senza rilassamenti o cadute. E mi piace fare un’esperienza gastronomica così importante ad un prezzo tanto piccolo. Come direbbero i blogger più consumati: il ristorante di Enrico Mazzaroni è, senza dubbio, il luogo con il più elevato rapporto felicità/prezzo della storia.
Dover raggiungere Montemonaco è una condizione di necessità che potrebbe scoraggiare i meno appassionati, ma consiglio di superare ogni ritrosia e decidere di fare questa esperienza, come aveva già suggerito Alberto Cauzzi, uno dei maggiori gourmet italiani. Ma senza indugiare altrimenti mi tuffo nel ricordo delle tante portate che ci sono state servite.
Il primo antipasto è da applausi: tagliatelline di parmigiano e piccione con i suoi fegatini.
Piatto d’impatto, goloso e interessante, lascia intravedere un’idea di cucina che si svilupperà in un lungo percorso.
Difficile mangiare un “Fegato grasso” di questa qualità: la scaloppa è perfetta e il paté (lo so non si dovrebbe chiamare così) crea dipendenza.
L’uovo di Enrico accompagnato da tartufo, restrizione di melenzana e indivia belga è ghiotto ed equilibrato. Un piatto completamente nuovo, una rivisitazione azzeccatissima di una tipicità italiana. Forse l’aringa aggiunta in piccolissime, ma significative quantità, per dare masticabilità alla portata, rende il piatto troppo sapido. Ma si tratta di sfumature.
Da ultimo assaggiamo l’ “autunno”. Un’ ottima portata a base di carne di cervo e mele (a cui mancano purtroppo i funghi porcini, previsti nella versione originale).
Un piatto che mancava nella proposta del Tiglio e che lascia il segno: consistente, intenso, ricco, persistente. Giusta acme di una carrellata di antipasti pregevoli.
I primi piatti sono l’esempio evidente di come Enrico Mazzaroni abbia saputo trovare un equilibrio perfetto tra tecnica e territorio, innovazione e tradizione. Ne è un esempio l’eccelso raviolo ripieno di bieta ed arricchito da speck disidratato. Se fossimo stati a Senigallia avremmo detto “divino”, ma trovandoci a Montemonaco siamo costretti a censurarci definendolo perfetto.
Le tagliatelle tirate con farina di castagne e servite con ragù di cinghiale riescono a strapparmi un sorriso ancora più grande.
Al primo assaggio rischio lo svenimento. Mai tanta perfetta semplicità era riuscita ad impressionarmi. Come nella portata precedente la cottura della pasta è perfetta, l’impasto riesce a restare umido e succulento, la salsa che lo accompagna è delicata e avvolgente. “Si può chiudere qua”.
Invece dalla cucina ci fanno assaggiare dei tortelli della tradizione con ristretto di brodo e tartufo bianco. Buoni, ma con una concentrazione di sapore meno netta rispetto al solito.
Il tentativo di raggiungere il sublime è centrato con il petto di piccione e foie gras. A prima vista ricorda il “Filetto alla Rossini” di marchesiana memoria. Ma qui a farla da padrone è    un petto di piccione, cotto in maniera eccellente, che consuma un rapporto intimo con un fegato grasso mai così lussurioso. Portata ricca ed elegante, che sa di grande cucina, di cultura gastronomica invidiabile, di Francia. Ma le origini non si scordano mai, così il piatto è arricchito da gocce di sapa e gel di brodo. Standing ovation!
Arrivato a questo punto sono satollo e felice, così dimentico di fotografare la nona tappa del percorso, una splendida guancia di bue ai mirtilli. Un classico del ristorante che mantiene inalterato il suo fascino e la sua bontà.
Si passa ai dolci ed il livello non si abbassa di un millimetro. Buona la destrutturazione del tiramisù, con biscotto al cioccolato, crema di mascarpone e gelato al caffè.
Il colpo di genio è invece il parfait alla mou, pompelmo rosa e caco mela, accompagnato da insalata mista. Mon Dieu che dolce!!! Intrigante, sorprendente, raffinato. M’inchino.

Un pranzo memorabile rallegrato da un sempre ottimo “Donna Giulia” della Fattoria le Terrazze, scelto da una carta ricca e ben curata.

Terminato il pasto si resta ancora un po’ nella sala da pranzo a respirare l’ultimo anelito di eleganza e raffinatezza, sorseggiando uno sherry offerto da Gianluigi, splendido padrone di casa e maestro di sala impeccabile.

Il Tiglio è collocabile in quella fascia di ristoranti che rappresentano l’ottimo della cucina italiana. La materia prima è invidiabile, la mano in cucina è fatata, l’impegno è quello giusto e tutto ciò si traduce in piatti sempre ammalianti e buoni. Se fossi obbligato a fare un appunto, proverei a personalizzare maggiormente gli amuse bouche, le fritturine che vengono servite tradiscono un poco l’esperienza gastronomica che dovrebbero, invece, annunciare. Qualche commentatore più esperto trova in questa cucina delle ingenuità, il mio palato, probabilmente più grezzo, ma estremamente sincero, registra che la cucina di Enrico Mazzaroni è cresciuta negli anni grazie a tanto impegno, studio, passione e talento cristallino, e oggi ha raggiunto un livello di consapevolezza elevato. La mia compagna e io ce ne siamo innamorati fin dalla prima visita quando un inarrivabile piatto di tortelli ripieni di parmigiano reggiano liquido mi mostrarono per la prima volta l’Olimpo. Ora, ogni volta che voglio riportarmi tra gli Dei, salgo fino a Montemonaco, dove la distanza si riduce talmente tanto da riuscire a mangiare il loro cibo.

Degustazione  30 euro, degustazione grande 45 euro.

Il Tiglio
Località Isola San Biagio
63048 Montemonaco
http://www.iltiglioagriturismo.it/

7 pensieri su “Il Tiglio — Montemonaco Benvenuti in paradiso

  1. Pure sulla Montagna vai….ma allora sei proprio un gran “buongustaio”
    Bravi questi,,,,,è…..!!!!!!!!!!
    Si impegnano e anche se il 16 non sarebbe proprio meritato per tanto tempo ho fatto il tifo per loro…
    peccato solo le guide non li prendano davvero in considerazione…..
    ….

  2. Lo visiterò molto presto e ne racconterò. Per il momento posso confermare che il Tiglio è un ristorante di alto livello. La cucina di Enrico Mazzaroni mi sembra in continua evoluzione, e consumare un suo menù è sempre un’esperienza appassionante, anche per chi frequenta, come me, il ristorante da diversi anni. Adoro trovare delle contaminazioni francesi nei piatti, e ultimamente la cacciagione ha conferito un tono ancora più elegante all’intera proposta.
    Credo ci siano degli aspetti su cui si possa ancora lavorare. Data la collocazione similare (siamo in entrambi i casi in una zona di montagna lontana dalle metropoli o dalla riviera), mi aspetto che possano raggiungere rapidamente i livelli del Piastrino di Pennabilli (di cui vorrei scrivere presto): una stella Michelin e un 16 dell’Espresso; la stessa guida che commette un grave errore attribuendo al ristorante di Isola San Biagio una votazione inferiore a quella di Andreina che, nonostante il talento indiscutibile dello chef, nella sua proposta complessiva non ha nulla di superiore al Tiglio, tranne, ovviamente, una buona stampa.
    Spero che su questo ristorante possiamo essere d’accordo nonostante la passione che orienta le mie parole.

  3. il tartufo iniziale 19
    il cocomero giallo pomodoro prosciutto disidratato 18
    le lumache con slsa di melenzane e lardo al ginepro e caramelle di sapa 16
    la terrina di fegato grasso e mele 15
    il piccione 18
    il resto si lascia dimenticare….

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